Il nuovo coronavirus ha buone possibilità di essere letteralmente la prima catastrofe mondiale del XXI secolo – e probabilmente non sarà l’ultima. Tutto quello che sappiamo è che il vaso di Pandora si è aperto. Sebbene le nostre informazioni sul virus siano ancora scarne, sappiamo che è grave, ma verosimilmente non è abbastanza grave da minacciare la sopravvivenza della civiltà umana. Questa incertezza ci consente di parlare del suo possibile impatto sul nostro futuro e ci permette di speculare sui mondi post-covidiani.
L’epidemia di COVID-19 sarà necessariamente un punto di svolta anche per il valore dato alla parola “connessione”, sempre usata con un significato positivo. Ma ci siamo resi conto che non è sempre un’opportunità ma che invece potrebbe anche essere una minaccia e che in un mondo così iperconnesso l’egoismo di pochi in un angolo del mondo può influenzare la vita di tutti noi.
Ci ha fatto capire che in caso di crisi non vi è più alcuna zona sicura. I confini che abbiamo costruito per la nostra “sovranità” e sicurezza sono solo un’illusione: il confine politico di quale paese potrebbe impedire l’ingresso di un virus? Né fama, ricchezza o potere politico potrebbero garantire la sicurezza, alla lunga, di alcuno. Non importa molto se ti trovi in una casa di quarantena da milioni di dollari o nel tuo piccolo appartamento, perderai la tua libertà, connessione e senso di sicurezza.
Perderai il mondo intorno a te. Un pervasivo dubbio su “confine” e “connettività” può avere due effetti divergenti e crea due diversi scenari sul mondo post-covidiano. Nel primo scenario l’inefficienza dell’attuale struttura dei confini può aggravare le politiche regionaliste, i nazionalisti estremisti prenderanno il potere e useranno la paura creata dalla pandemia per rafforzare i confini e ridurre le interazioni internazionali. Questa è quasi la stessa soluzione concettuale che sembra volersi adottare anche per altri problemi globali, come la sovrappopolazione, il riscaldamento globale, il collasso ecologico, la scarsità d’acqua.
In un altro scenario, opposto, possiamo concludere che la nostra connettività è inevitabile e nessun confine sociale, economico o politico può salvarci dal male. Noi tutti viviamo su un pianeta, respiriamo in un’atmosfera, nuotiamo in un mare e tutti siamo passeggeri su una nave, non fa differenza dove quella nave abbia una falla, saremo tutti sopraffatti, l’unica differenza è la governance. Se affrontiamo questo fatto, consegniamo il potere a coloro che cercano di risolvere i problemi dell’umanità, non solo i nostri. Ciò rafforzerà le strutture internazionali in cui tutti i paesi sono ugualmente responsabili.
Il nostro mondo è ora sul filo di una lama: il nostro futuro può tornare al passato o passare al futuro. L’epidemia di COVID-19 è solo uno stimolo, può anche rafforzare le strutture inefficienti passate e tuttora esistenti oppure con il crollo di quelle ci porterà al futuro. Non è ancora chiaro se COVID-19 è una malattia oppure se possa invece anche agire come un vaccino per la società umana e possa, se correttamente valutata, immunizzarci contro disastri possibili ancora più devastanti.