Tanto per cominciare, i fratelli Lumiere non hanno inventato il cinema. Nossignore. Allora uno dice, in che senso?
Bisogna capirsi.
I fratelli Lumiere hanno inventato una tecnologia che permetteva di riprodurre immagini. Il cinema, come tutti noi sappiamo, è un’altra cosa.
O meglio, il cinema è in parte una tecnologia, in parte una forma di rappresentazione, in parte un’espressione artistica.
Quindi, ai fratelli Lumière si può dare atto di avere contribuito all’invenzione, ma a loro mancava il contenuto da rappresentare.
Erano scienziati, in fondo, non artisti. Indispensabili pare, ma non sufficienti.
Loro hanno messo lo strumento, ad altri spetta la poesia.
Come in altre invenzioni, anche in questa è affascinante scoprire come le vite di persone tanto diverse, spesso lontane e sconosciute tra loro, si intreccino in modo così profondo. Infatti, senza i fratelli Lumiere – così ingiustamente bistrattati in questo piccolo articolo – Charlie Chaplin e Buster Keaton avrebbero probabilmente fatto altro, così come molti dopo di loro.
Lo stesso accade per lo studio dei futuri (ci perdoni il pubblico se le nostre considerazioni hanno spesso questo tema, deformazione professionale).
La morale di questa breve storia vorrebbe essere che occorre fare.
Attenzione, non parlare. Fare, lanciarsi, studiare, discutere, pensare.
Ognuno per quello che può, deve contribuire. In questo tempo, in cui ci si definisce innovatori perché si cambiano le lampadine, in cui ci si riunisce in convegni e in consessi nei quali sono più quelli che parlano che quelli che ascoltano, usiamo la nostra compulsione al protagonismo per fare.
Mettiamo a disposizione le nostre famose competenze per altri che magari adesso nemmeno ci sono, che magari non stanno ascoltando.
Arriveranno, capiranno, proseguiranno il nostro ruolo.
Portiamo avanti il diritto di guardare al futuro con occhi pieni della speranza di trovare altri che completeranno il nostro percorso.
Questo significa esercitare il nostro diritto di associazione.
Da qualche anno, ormai, sono in calo gli iscritti a molti tipi di associazioni. È un dato interessante, che i sociologi cercano di interpretare. Potrebbe essere interessante rifletterci.