Ogni anno, il 2 giugno, la festa della repubblica, può diventare l’occasione per riflettere sui valori portanti della democrazia, elaborati e condivisi nel testo della costituzione e, con uno sguardo al futuro, sulla effettiva capacità delle diverse “agenzie” formative esistenti di trasmetterli alle nuove generazioni.
“Se chiedi ai bambini cos’è la democrazia, loro ti dicono: “la democrazia sono le elezioni”.
Non pensate per un secondo di cambiare la grammatica di questa risposta, tutti indistintamente ti rispondono così”.
A parlare così è Laura Sedda che collabora all’iniziativa denominata “Mini BZ”, che costituisce l’esperienza italiana del modello “La città dei ragazzi”, ideato in Germania alla fine degli anni ’80. Si tratta di un modello che propone i meccanismi e le strutture di una città dei grandi, ma viene amministrata e vissuta, per alcune settimane, da una comunità di bambini. A Bolzano coinvolge da circa vent’anni centinaia di piccoli in un gioco di ruolo dove prendono vita le istituzioni e le componenti della società civile che i partecipanti imparano a conoscere nei dettagli e nelle relazioni complesse in un mescolarsi di realtà e di gioco.
“Le assemblee dei cittadini più frequentate sono quelle che precedono le elezioni settimanali alla carica di Sindaco della città e di componente della Giunta.
Le bambine e i bambini si presentano con discorsi elettorali a tratti molto originali, è quindi difficile capire cosa porta ognuno di loro a scegliere un candidato ad una carica pubblica.
Credo che per i più piccoli sia sentire un altro bambino vicino a loro: pensano che quel bambino li rappresenta bene perché è come loro, o fa esperienze simili alle loro.
Per ragazzi più grandi le cose si complicano; dai 10 anni in su si inizia a comprendere che il tema della democrazia riguarda concretamente il loro futuro.
Abbiamo deciso di giocare con quegli aspetti del sentire democratico insieme a loro e, accompagnati da un team di avvocati, abbiamo avviato un percorso triennale per l’elaborazione e la stesura della Costituzione della Città dei Ragazzi: attraverso giochi e workshop si è cercato il punto di contatto fra le tante emozioni che scaturiscono dalle nostre relazioni, le regole che ci diamo per vivere insieme e le immagini di futuro che ci guidano nelle scelte.”
Il contesto di gioco della città dei ragazzi risulta così un’occasione preziosa per coinvolgere attivamente i bambini nella vita della comunità, nelle sue regole di funzionamento che sono necessarie e funzionali proprio come le regole lo sono in ogni gioco.
L’attenzione posta al processo costituente più che al prodotto finale ha permesso di proporre e sperimentare in un contesto privo delle barriere strutturali proprie dei sistemi di istruzione, quindi senza vincoli di età e di discipline, una modalità nuova per fare educazione civica e approfondire la cultura della cittadinanza.
Per illustrare il metodo a livello di esempio pratico, restando nell’ambito della domanda base “cos’è la democrazia”, si propone un lavoro di gruppo con successiva discussione in plenum nella quale la moderatrice raccoglie i feedback e le definizioni dei partecipanti. Si impara da subito un percorso di accettazione dei sentimenti altrui. Anche per i rapporti tra maggioranza e minoranza: quando sono necessarie decisioni per maggioranza e quando esse possono degenerare diventando un metodo per abusare del potere? Collaborazione diventa un concetto concreto mediante la divisione del gruppo in coppie e per esempio con una gara tra i gruppi a creare un proprio logo e a collaborare nel compimento di compiti. Infine discussione in plenum sulle esperienze fatte e su come si è strutturata la cooperazione: a volte i due partner hanno fatto ognuno una parte del lavoro e poi hanno unito insieme le parti, a volte un partner più esperto guida gli sforzi comuni dando all’altro compiti e dirigendo di fatto il lavoro. E si procede con passaggi simili anche per il ruolo della norma, della legge, eccetera.
Ha un ruolo centrale nella progettazione l’attenzione alle emozioni dei bambini in relazione alle regole dello stare insieme, ma soprattutto l’attenzione alle finalità e quindi alle prospettive future individuali e collettive.
“Si scopre così, giocando, che la democrazia – anche alla Città dei Ragazzi – non è facile e scontata ma che è un processo in continuo divenire attraverso il quale si media fra i propri interessi e quelli altrui: costa ascolto, pazienza, a volte dolore, passi indietro, passi avanti dove non avresti mai pensato di arrivare. Può implicare anche di mettere in gioco il proprio futuro “preferibile” per uno “possibile” al quale accetti di lavorare insieme agli altri”.
L’esperienza di “Mini BZ” offre quindi una guida utile per la progettazione di una nuova educazione civica, prendendo avvio dalla comprensione di sé e dalla gestione delle proprie emozioni, sviluppando la capacità di creare i presupposti della collaborazione in un progetto comune, condiviso, offrendo una prospettiva più ampia del conteso in cui si agisce, sia come relazioni fra i diversi sistemi in cui si è inseriti, sia come proiezione temporale verso il futuro.
Intelligenza emotiva, pensiero sistemico e “futures studies” si legano così in modo indissolubile e costituiscono la necessaria premessa ad ogni intervento di educazione civica e di educazione alla legalità: la visualizzazione e la condivisione di un futuro possibile diventano le ragioni per cui vale la pena impegnarsi nel rispetto delle regole. Regole che si ancorano quindi a immagini di obiettivi personali e vicini e non solo a valori astratti e lontani.
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