Ho 63 anni, mi occupo di negligenza artificiale.
Negli ultimi 5 anni sono stato ricondizionato due volte.
La prima all’apparato cardiovascolare, la seconda a quello motorio.
Mi chiamo Nemo, ho due figli di 5 e 3 anni che vanno alle medie.
Vivo con Carola, mia moglie, che ha un anno più di me e con Isotta, la mia nuova geisha virtuale.
Carola insegna canto e recitazione al Conservatorio. Ama il teatro e la cucina molecolare.
Abitiamo a Little Italy, un villaggio non distante dal deserto di Roma.
I miei figli, nel tempo libero, praticano jumping e arti marziali con il loro maestro e precettore, Nintendo Wii 18.
Sono un ingegnere bio-informatico, mi occupo di protesi neurali.
Il mio compito è quello di alleggerire la scheda madre, devitalizzare la capacità di apprendimento, inibire i sensori artificiali, per ridurre il rischio di crash e di malattie somatiche.
Una delle patologie più diffuse negli ultimi anni nell’area sud occidentale della comunità è l’ansia da diporto.
Una forma acuta di depressione che colpisce gli uomini dai 40 anni in su, che si sono sottoposti a trattamenti di implementazione intellettiva, per acquisire nuovi skills.
Riduciamo la loro capacità mnemonica del 50%, per ripristinare i valori alchemici dei loro sentimenti.
La cura dura sei mesi, articolati in tre step temporali.
Ai loro occhi sono una sorta di stregone, di sciamano, di dottor Stranamore.
Ho pochi amici, tutti lontani da qui, imprenditori nel campo delle assicurazioni dei Droni e dell’import di meloni da Marte.
Andiamo spesso in vacanza assieme con le famiglie, a sciare sulle dune.
Il giovedì sera io e Carola frequentiamo una scuola di danza e ci abbandoniamo alle melodie del tango.
C’è qualcosa di ancestrale in quei movimenti, così plastici e rituali, che tornati a casa, spesso scoppiamo in lacrime senza motivo.
Sono del segno dei Pesci, ascendente Scorpione.
Isotta ci ride sopra, mi prende in giro, mi dice sempre che lei non crede agli astri, ma ai chips.